• 3 Giugno 2020

Festa della Repubblica: una studentessa Karis protagonista dell’evento

Festa della Repubblica: una studentessa Karis protagonista dell’evento

Festa della Repubblica: una studentessa Karis protagonista dell’evento 1024 605 Karis Foundation Rimini
Riportiamo di seguito il brano che Emilia Protti, studentessa dei liceo classico Karis Dante Alighieri, ha letto ieri in occasione dei festeggiamenti della città di Rimini per la ricorrenza del  2 giugno, festa della Repubblica Italiana.
Brano tratto dal “Messaggio del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi in occasione del giuramento nella seduta comune della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica del 12 maggio 1948”.
Nelle vostre discussioni, signori del parlamento, è la vita vera, la vita medesima delle istituzioni che noi ci siamo liberamente date; e se v’ha una ragione di rimpianto nel separarmi, per vostra volontà, da voi è questa di non poter partecipare più ai dibattiti, dai quali soltanto nasce la volontà comune; e di non potere più sentire la gioia, una delle più pure che cuore umano possa provare, la gioia di essere costretti a poco a poco dalle argomentazioni altrui a confessare a se stessi di avere, in tutto o in parte, torto e ad accedere, facendola propria, alla opinione di uomini più saggi di noi. Giustino Fortunato, uno degli uomini che maggiormente onorarono il mezzogiorno e questa camera, sempre fieramente si leva contro le calunnie di coloro i quali, innanzi al 1922, avevano in spregio il parlamento perché in esso troppo si parlava; ed ascriveva a sua somma ventura di aver molto imparato ascoltando colleghi, di lui tanto meno dotti, ed a merito dei dibattiti parlamentari di aver creato un ceto politico, venuto su dal suffragio a poco a poco allargato e già divenuto quasi universale, un ceto politico migliore di quello che, all’alba del risorgimento, era stato fornito dal suffragio ristretto. Or qui si palesa il grande compito affidato a voi, che avete il grave dovere di attuare i principi della costituzione ed a me, che la legge fondamentale della Repubblica ha fatto tutore della sua osservanza. Tra le due date, del 1848 e del 1948, ricordate nel giorno centenario da ambedue i vostri presidenti, è nato un problema nuovissimo, che nel secolo scorso grandi pensatori politici avevano dichiarato insolubile: quello di far durare sistemi democratici quando a votare ed a deliberare sono chiamate non più ristrette minoranze di privilegiati ma decine di milioni di cittadini tutti uguali dinnanzi alla legge. Il suffragio universale parve ed ancor pare a molti incompatibile con la libertà e con la democrazia. La costituzione che l’Italia si è ora data è una sfida a questa visione pessimistica dell’avvenire. Essa afferma due principi solenni: conservare della struttura sociale presente tutto ciò e soltanto ciò che è garanzia della libertà della persona umana contro l’onnipotenza dello stato e la prepotenza privata; e garantire a tutti, qualunque siano i casi fortuiti della nascita, la maggiore uguaglianza possibile nei punti di partenza.
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