Pubblichiamo il comunicato stampa inviato ai giornali della provincia di Rimini in occasione dell’Inaugurazione dell’anno scolastico svoltasi sabato 22 settembre: l’omelia del nostro vescovo Mons. Francesco Lambiasi, il saluto del presidente Lucia Zanotti e l’annuncio del Primo Happening Karis, previsto per sabato 20 ottobre p.v. al Palacongressi di Rimini.
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Karis, via al nuovo anno scolastico. Lambiasi: Seminate verità e libertà.
Sabato mattina la Fondazione Karis ha tagliato il nastro a un nuovo anno scolastico. Fondata nel 1974 da un gruppo di famiglie riminesi, è divenuta una realtà educativa paritaria con scuole di ogni ordine e grado, dall’infanzia ai licei classico e scientifico, con sedi a Rimini e Riccione e oltre 1.300 studenti.
A dare il la al nuovo anno è stato, come è ormai tradizione, il vescovo di Rimini Francesco Lambiasi, che ha celebrato la messa nella chiesa di San Giuseppe al porto, con scolari, studenti, insegnanti e personale vario della Fondazione, genitori, nonni e amici. Presenti l’assessore Mattia Morolli del comune di Rimini, il vicesindaco e l’assessore di Riccione Laura Galli e Alessandra Battarra. In rappresentanza dell’ufficio scolastico è stata presente la dottoressa Franca Berardi.
“Quel giorno Gesù si è fatto come un selfie”, così il vescovo Lambiasi nel commentare la pagina di Vangelo letta a messa, quella della parabola del seminatore. “Chi è quel seminatore? E’ lui, Gesù, che sparge il seme a piene mani. Il seme è la sua parola, sempre uguale per tutti, quella parola che ha incantato Pietro e i pescatori su quel lago di Galilea.
Una parola che brucia nel cuore dei farisei, che non sono mai contenti e hanno sempre da ridire, sono i custodi dalla legge ma hanno il cuore arido”.
La parola-seme ha, secondo la parabola, quattro prospettive di vita. “C’è la strada battuta, dove il seme cade e rimbalza, vengono subito gli uccelli ingordi e lo beccano avidamente. Un altro tipo di terreno è quello sassoso. I sassi non permettono al seme di germogliare. C’è poi il terreno pieno di spine. Lì il seme cresce un po’, ma dopo le spine lo soffocano. Un quarto tipo di terreno è come il cuore limpido di Maria, limpido e fertile, dove il seme cade, marcisce e poi germoglia e fiorisce e porta frutto abbondante”, ha spiegato il vescovo.

Una parabola, quindi che parla anche di scuola. “Dice soprattutto a voi insegnanti e a voi genitori che siete chiamati ad essere dei seminatori, a spargere semi di verità. E’ vero, noi viviamo nella cultura del dubbio, ma non possiamo annegarci dentro. Il dubbio o diventa una molla per cercare la verità o ci soffoca. Per questo dobbiamo gettare semi di verità e di libertà, perché c’è bisogno di cittadini e di cristiani liberi. La libertà è la voglia di fare il bene, non di fare quello che mi pare e piace, è la voglia di amare in maniera contagiosa, non di creare vittime o cercare complici. La libertà è quella di lanciare semi di amore, è importante imparare ad amare, ad amare si impara”. Occorrono, va avanti il vescovo, “seminatori che sanno seminare con fiducia, sanno coltivare quei germogli con tenacia e che attendono con incrollabile speranza. C’è bisogno di sognare che i semi diventeranno spighe mature e biondeggianti. Ragazzi e bambini non rinunciate ai vostri sogni, c’è bisogno di terreni disponibili e collaborativi. Alzate lo sguardo, guardate i campi che biondeggiano per la mietitura”.


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